Vi presento Valeria Cagnina, una ragazza come tante, ma a suo modo speciale, vi racconto perché. L’ho “conosciuta” durante la scrittura del mio libro e ho deciso non solo di inserirla nel testo, ma anche di intervistarla per il blog.
Valeria, classe 2001, dall’età di 11 anni ha cominciato ad appassionarsi alla robotica. Questa sua passione l’ha trasformata in una vera professionista, visto che già a 17 anni è finita nella lista delle 50 donne più influenti nel mondo dell’innovazione in Italia, insieme ad imprenditrici, manager d’azienda e docenti universitarie, per essersi distinta nel mondo dell’innovazione e della tecnologia.
- Che tipo di supporto hai avuto dalla famiglia per questa tua passione?
Sono stata fortunata. I miei genitori mi hanno sempre supportato nelle mie scelte, anche quando magari non le capivano completamente: la loro vita professionale non ha molto a che fare con il mondo tech (si occupano di impianti frigoriferi industriali), ma quando ho manifestato i primi interessi verso il campo informatico, mi hanno sempre stimolata ed aiutata ad inseguirli. Ho sempre viaggiato molto con i miei genitori da quando sono nata, nei posti più tecnologici del mondo, come in quelli più sperduti e questo mi ha sicuramente aiutata ad avere apertura mentale, spirito di adattamento, creatività, prospettive diverse.
Quando ero più piccola mi hanno sempre portato ai diversi eventi in giro per l’Italia (come ai CoderDojo).
Hanno preso, a volte, decisioni non comuni, che tutti disapprovavano, fuori dallo standard (e anche rischiose!) come quella di lasciarmi andare da sola a 15 anni a Boston. Devo ringraziarli per questo perché, accettando loro il rischio, senza che io me ne rendessi conto, hanno dato a me tante opportunità di crescita non comuni, responsabilità, libertà e apertura mentale che mi hanno aiutata e mi aiutano oggi in tutto quello che faccio.
- La scuola ti ha aiutato a trovare la tua passione e a coltivarla? Se no, cosa avresti voluto dalla scuola che non ti ha dato?
Purtroppo no! La scuola mi ha sempre sempre ostacolato, vedendo sbagliata e pericolosa ogni mia attività al di fuori di essa. Ho sempre avuto medie molto alte, studiavo e poi mi dedicavo al resto, ma questo non è mai bastato. Il sistema scolastico standard – mediamente – non conosce assolutamente il mondo là fuori e preferisce ragazzi tutti uguali ed appiattiti perché sono più facili da gestire.
Alla fine del 4° superiore la Preside mi ha messo davanti alla scelta definitiva: ‘O molli tutto quello che fai o il prossimo anno non ti ammettiamo alla maturità!’. Io ho ovviamente mollato la scuola, ho fatto l’ultimo anno da privatista e ho dato la maturità in un altro Istituto dove sono uscita con 90 studiando molto poco e quando lo decidevo io. Non è così difficile!
Ovviamente il mio non è un incitamento all’abbandono scolastico, anzi! Ho visto tanti paesi in cui la scuola non esiste e non si sta meglio, però nel mio caso è stato così. Da sola studiavo molto di più e molto meglio, non avevo contatti continui con fallimenti e frustrazioni e potevo dedicare le mie energie a cose importanti. Per me è stato facile studiare da sola, lo avessi saputo prima…
Il mio concetto di scuola e di education in generale è ben diverso da quello che ho conosciuto ed è quello che io e Francesco Baldassarre (il mio socio) cerchiamo ogni giorno di portare avanti. La scuola dovrebbe dare ai ragazzi la possibilità di esprimersi, essere curiosi, sperimentare tanti campi, scoprire molto presto le proprie passioni e coltivarle per poterne fare un lavoro ed essere felici ogni giorno. Soprattutto dovrebbe essere un luogo in cui bambini e ragazzi siano contenti di andare perché imparano divertendosi.
Mi sarebbe piaciuto tanto frequentare una scuola come quella che stiamo costruendo!
- Cosa offri nei tuoi corsi che altri non offrono?
Le nostre attività di robotica educativa non hanno nulla di standard!
Noi utilizziamo la robotica, che è la nostra passione, come mezzo per insegnare soft skill: creatività, team working, problem solving, pensiero laterale, intelligenza emotiva, leadership, fantasia…
In tutte le nostre attività usiamo un metodo educativo particolare (inventato da noi) che si chiama Le 10 regole di OFpassiON. Facciamo attività per terra, scalzi, in cerchio (anche con i manager). Il learn by doing ricopre un ruolo molto importante e la prima regola è la più importate: Niente è impossibile! Nelle nostre attività è vietato dire ‘non ce la faccio’ perché crediamo che sia solo un blocco mentale per convincerci ad arrenderci.
Crediamo che, a qualsiasi età, sia fondamentale imparare divertendosi perché, così facendo, restano ricordi positivi nel cervello delle persone e, ogni volta che richiameranno l’informazione appresa, saranno nuovamente contente. Solo così sarà possibile il lifelong learning.