E se anche i Musei fossero luoghi accessibili a tutti, ma proprio tutti? Perchè, come sempre, l’importante è che ognuno riesca a prendere da un’esperienza quello che riesce, quello che può, quello che gli è utile per la sua vita…
Vi dico questo perchè mi piace molto l’iniziativa in rete di Musei senza Barriere.
I musei sono i luoghi in cui custodiamo gli oggetti da salvare. Rappresentano uno spazio di condivisione, di esplorazione ed apprendimento continuo. Hanno un ruolo sociale, quasi come fossero delle scuole informali; insegnano a porsi delle domande, ad essere curiosi, pieni di idee.
Per questo motivo devono rivolgersi a tutti: grandi, bambini, nonni miopi che non riescono a leggere le didascalie, persone straniere, adolescenti annoiati, persone con disabilità e molti altri.Questo sito nasce per valorizzare le esperienze di quei musei capaci di confrontarsi proprio con persone che hanno uno svantaggio fisico e/o intellettivo ed è per questo che si intitola Musei senza barriere, intendendo con “barriera” non solo i limiti di tipo architettonico.
Il linguaggio sarà volutamente semplice e i riferimenti, anche bibliografici, spesso stranieri; seguendo un approccio che non discrimina la provenienza geografica delle idee ma che vuole principalmente ispirarsi a modelli di competenza.Per i musei che decidono di farsi carico di questa apertura nei confronti della diversità dei propri visitatori, non è certo una trovata di marketing, una mossa di filantropia o un gesto di coraggio: è semplicemente l’adozione di un modello corretto che restituisce ad ognuno l’accessibilità di un patrimonio comune.
In Italia esistono due esperienze in merito: il Museo Tattile Omero ad Ancona, di cui ho parlato qui, e il Museo degli Strumenti Musicali al Castello Sforzesco di Milano.
E all’estero? Leggete qui cosa succede per i malati di Alzheimer al Moma di New York!