Qualche giorno fa, cercando delle App per i bambini, mi sono imbattuta in un sito molto interessante: Mamamò. Ho subito contattato la mamma che lo ha creato, Roberta Franceschetti, che mi ha spiegato come è nata l’idea di Mamamò – il primo portale italiano dedicato alle app e alla tecnologia rivolta ai bambini. Ringrazio Roberta per la sua disponibilità. Se ancora non l’avete fatto, andate a curiosare nel suo sito!
“Mamamò al momento è online in versione Beta – nasce due ere digitali fa, a Natale del 2010. Sotto l’albero ho scovato un iPad. E l’ho trovato semplicemente fantastico: una specie di scatola magica a cui chiedere di esaudire i nostri desideri e risolvere le nostre ansie genitoriali. Carica di aspettative, ho iniziato a scaricare applicazioni per me e per mio figlio e mi sono ovviamente resa conto che molte erano di qualità decisamente scadente. Lavoro da anni nel mondo della comunicazione e dell’editoria, occupandomi soprattutto di nuovi media, per cui guardo alle app inevitabilmente con l’occhio del professionista, che valuta la grafica, i testi, le animazioni, il ritmo del racconto, la voce dello speakeraggio… Un’applicazione è un progetto complesso, come una ricetta elaborata, la cui buona riuscita deriva dal delicato mix di tanti ingredienti. E non solo. Alla base ci deve essere un’idea. Come nei prodotti editoriali tradizionali, possiamo avere splendide illustrazioni e mirabolanti effetti tecnici, ma ottenere un prodotto privo di anima. Ci sono invece app molto semplici dal punto di vista tecnologico, capaci però di stregarti: due casi emblematici sono “Peekaboo Barn” e “Dans mon rêve”. La prima è un bestseller dell’App Store, una piccola, deliziosa app, capace di trasferire la meraviglia inossidabile del gioco del “Cucù” su tablet e smartphone. L’altra, che ha vinto il Bologna Ragazzi Digital Award, è un delicatissimo e poetico esempio di applicazione digitale dei libri a pagine separate, in cui immagini e testi si combinano tra loro in modo potenzialmente infinito, in cui tutto si contamina e tutto si trasforma, come accade nei sogni o nel fertile immaginario proprio dell’infanzia. Tuttavia, individuare queste app nel gran calderone dell’App Store (o di Google Play) è come cercare un libro che ci può interessare su uno scaffale infinito, organizzato per categorie piuttosto generiche.
Trovarlo è praticamente impossibile, a meno che non si sappia già esattamente cosa si sta cercando. I coraggiosi esploratori degli store finiscono il più delle volte con il rimanere delusi, scoprendo solo dopo l’acquisto che il prodotto non è ciò che si aspettavano. Manca, sostanzialmente, il ruolo di selezione, filtro e riorganizzazione, che nell’universo “reale” viene esercitato dalle edicole, dalle librerie, dai negozi di videogiochi. Mamamò vuole essere questo: una guida per genitori nella giungla delle app per smartphone e tablet, con segnalazioni e recensioni di applicazioni che hanno una buona qualità tecnica di realizzazione, oltre che contenuti educativi o di intrattenimento intelligenti e non dannosi per lo sviluppo del bambino. Un portale rivolto alle mamme (e ai papà), che faccia da “radar” nel mondo della tecnologia rivolta alle famiglie, con approfondimenti dedicati per esempio ai tablet per bambini, ai servizi digitali dei parchi naturali, alle applicazioni ispirate al metodo Montessori, ai software per i disturbi specifici dell’apprendimento… Insomma, Mamamò vuole essere una bussola nell’impegno costante di crescere figli capaci di affrontare l’universo dei media in modo sempre più consapevole e critico. Nello sforzo quindi di non coprirgli gli occhi, ma di insegnargli a guardare. Perché un pezzo della nostra vita passa ormai attraverso i pixel di “tavolette” e telefoni intelligenti. Meglio farsene una ragione e insegnare ai nostri figli come sfruttarli al meglio.”