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Parlare di Piano Didattico Personalizzato pare ormai una cosa scontata a distanza di 5 anni dalla legge sulla dislessia, ma la verità è che il PDP pare ancora essere un “optional” o, peggio, una mera pratica burocratica alla quale i docenti devono attenersi.

In realtà il PDP è un atto dovuto allo studente, un modo per comprendere come aiutarlo nel successo formativo e stabilire insieme a lui e alla famiglia quali strumenti compensativi ed eventuali misure dispensative possano essergli utili.

Si legge proprio nelle Linee Guida della legge 170 al paragrafo 3.1 Documentazione dei percorsi didattici:

Le attività di recupero individualizzato, le modalità didattiche personalizzate, nonché gli strumenti compensativi e le misure dispensative dovranno essere dalle istituzioni scolastiche esplicitate e formalizzate, al fine di assicurare uno strumento utile alla continuità didattica e alla condivisione con la famiglia delle iniziative intraprese. A questo riguardo, la scuola predispone, nelle forme ritenute idonee e in tempi che non superino il primo trimestre scolastico, un documento… (il PDP).

Nella predisposizione della documentazione in questione è fondamentale il raccordo con la famiglia, che può comunicare alla scuola eventuali osservazioni su esperienze sviluppate dallo studente anche autonomamente o attraverso percorsi extrascolastici. Sulla base di tale documentazione, nei limiti della normativa vigente, vengono predisposte le modalità delle prove e delle verifiche in corso d’anno o a fine Ciclo. Tale documentazione può acquisire la forma del Piano Didattico Personalizzato.

Sul sito del MIUR vengono riportati, a titolo esemplificativo, alcuni modelli di PDP. Nella stessa pagina web dedicata ai DSA, potranno essere consultati ulteriori modelli, selezionati sulla base delle migliori pratiche realizzate dalle scuole o elaborati in sede scientifica.

Quali sono le criticità del Piano Didattico Personalizzato da parte della scuola e dello studente? 

   1. La scuola decide che il PDP non serve perchè lo studente, seppure abbia una certificazione di DSA, ha compensato abbastanza bene. 

Questa cosa potrebbe essere vera se si pensa al DSA come una malattia dalla quale si guarisce. In realtà avere un Disturbo Specifico di Apprendimento significa avere delle peculiarità nell’apprendimento che vanno rispettate, anche se il disturbo è lieve o pare essere compensato.

Per questo è necessario stilare il PDP e tenere presente tali caratteristiche proprie dello studente che si ha di fronte.

   2.  Il ragazzo decide che non vuole un PDP perchè non vuole essere considerato diverso dagli altri compagni.

Questo caso, che pare apparentemente critico, in realtà non lo è. Ogni bravo docente sa come poter aiutare un ragazzo in difficoltà, con modalità didattiche che coinvolgano l’intero gruppo classe e che riducano al minimo le “diversità”. E’ fondamentale, comunque, accettare il vissuto dello studente, aiutandolo, insieme alla famiglia, ad comprendere i suoi punti di forza e quelli di debolezza.

   3. Il PDP è un “copia-incolla” di altri PDP e, quindi non è calibrato sulle reali esigenze dello studente.

Questo significa, spesso, che il PDP viene compilato senza tenere conto nè della diagnosi, nè del percorso didattico che il ragazzo ha seguito fino a quel momento. Ricordo che nelle linee guida della legge 170 è scritto:

l’adozione delle misure dispensative, al fine di non creare percorsi immotivatamente facilitati, che non mirano al successo formativo degli alunni e degli studenti con DSA, dovrà essere sempre valutata sulla base dell’effettiva incidenza del disturbo sulle prestazioni richieste, in modo tale, comunque, da non differenziare, in ordine agli obiettivi, il percorso di apprendimento dell’alunno.

Gli  strumenti compensativi, poi, sollevano l’alunno o lo studente con DSA da una prestazione resa difficoltosa dal disturbo, senza peraltro facilitargli il compito dal punto di vista cognitivo (dal sito del MIUR).

    4. Il PDP viene redatto ma mai messo in pratica.

E’ il caso in cui la scuola non dà effettiva rilevanza al PDP per cui lo fa firmare ai genitori molto velocemente, senza discuterne con la famiglia e realizzare quel “raccordo” di cui parla la legge. 

   5. Il PDP non viene redatto

E’ sicuramente il caso più grave in cui la scuola non si sta assumendo le sue responsabilità, venendo meno non solo alla sua missione formativa, ma all’attuazione di un legge.  

Per questi ultimi due casi il TAR si è spesso espresso, qualora la famiglia avesse chiesto l’annullamento di una bocciatura, a favore del ragazzo, in quanto la scuola risulta inadempiente.

Ecco perchè quello che davvero conta, e di cui le famiglie sentono la mancanza, sono degli incontri a cadenza mensile o bimestrale, affinchè l’operato dei docenti risulti conosciuto, condiviso e, ove necessario, coordinato con l’azione educativa della famiglia stessa, come scritto al paragrafo 6.5 delle Linee Guida.

In ultimo mi preme sottolineare che, sempre come scritto nelle Linee guida, il PDP serve a predisporre le modalità delle prove e delle verifiche in corso d’anno o a fine Ciclo, e quindi è importantissimo ai fini degli Esami di Stato. Quello che è stato scritto sul PDP sarà predisposto anche durante le prove di esame.

 

 

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