L’importanza del disegno, arte padroneggiata da ogni civiltà umana – e che già nel Paleolitico superiore, 35mila anni fa circa, ha determinato la comparsa della scrittura, in Mesopotamia, Cina, America Centrale ed Egitto – è comprovata oggi dalle scienze cognitive come pure quella della musica. L’arte, sebbene non sia utile, non è inutile al nostro cervello e al progresso umano. Ogni opera d’arte con trame, volti, mani, espressioni dei personaggi, colori può stimolare diverse aree cerebrali.
Per il neurofisiologo britannico Semir Zeki, “gli artisti sono, in un certo senso, dei neurologi che studiano il cervello con le tecniche che sono loro proprie”. In effetti la mappatura del cervello oggi conferma coi movimenti delle sinapsi e dei neuroni, che l’arte libera la mente e le insegna a giocare.
Anche in campo musicale le armonie sono universi culturali che un poppante già può riconoscere, e di cui gode. Gianni Rodari non ha studiato il cervello ma la fantasia e i bambini sì. La sua Grammatica della Fantasia è ormai un testo di studio nelle università americane, 44 capitoli geniali che ogni genitore di bambini digitali dovrebbe leggere. “Tutti gli usi della parola a tutti” mi sembra un buon motto, dal bel suono democratico – scriveva in uno di questi capitoli – “Non perché tutti siano artisti, ma perché nessuno sia schiavo”.
C.M.C.
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