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La pedagogia Waldorf fu elaborata nel 1919 dal filosofo e scienziato austriaco Rudolf Steiner per i figli degli operai della fabbrica di sigarette Waldorf – Astoria di Stoccarda ed è oggi diffusa in 80 Paesi dei cinque continenti con circa 870 tra scuote, asili e centinaia di migliaia di alunni. Essa mira a sviluppare individualità libere, in grado di continuare ad imparare dalla vita.
 
Va in questa direzione cercando di riconoscere, coltivare e portare a manifestazione le potenzialità di ciascun bambino, rispettando i tempi della sua evoluzione fisica e interiore. Il bambino è un essere in divenire e importanti trasformazioni sono in relazione a diverse fasi di sviluppo. Queste sono legate ad un ritmo di settenni. L’approfondita conoscenza dei processi di sviluppo permette all’educatore di coglierli e accompagnarli con interventi pedagogici adeguati. Grande importanza hanno le conoscenze su come parallelamente a importanti mutamenti fisici, si evolvono gradualmente le facoltà dell’animo umano: volere, sentire e pensare. Per un sano sviluppo del bambino è necessario cercare un equilibrio dinamico, in altre parole un ‘respiro’, tra due correnti.   1.Da un lato devono essere educate le capacita di accogliere e comprendere il mondo esterno attraverso affinamento dei sensi e, successivamente, la conquista di un rigoroso pensiero riflessivo. 2.Dall’altro bisogna curare nel bambino tutto ciò che ‘ lo rende attivo: il movimento fisico, la fantasia, l’espressività, la creatività, l’iniziativa. Sono infatti questi ultimi aspetti che nell’epoca contemporanea dominata dalle informazioni, dalle macchine e dalla realtà virtuale, rischiano di venire trascurati; il che può comportare un impoverimento dell’esperienza del bambino e, soprattutto, pregiudicare la formazione di una sana e forte capacità di iniziativa autonoma. Fin dalla nascita del bambino i genitori possono trovare, nel patrimonio conoscitivo offerto dalla pedagogia steineriana, indicazioni concrete a proposito di salute, alimentazione, ritmo, approccio educativo e tutto ciò che riguarda la vita del piccolo ed il modo migliore per aiutarlo a crescere. Nell’incontro con la realtà scolastica la collaborazione tra genitori e insegnanti è di grande importanza per l’esito positivo del processo educativo. Tutte le esperienze che il bambino incontrerà si imprimeranno nel suo essere influenzando il modo in cui si comporterà da adulto. E’ compito dell’educatore, insegnante e genitore, riconoscere le potenzialità del bambino, rimuovere gli ostacoli sulla via del suo sviluppo e aiutarlo a superare quelli che non si sono potuti rimuovere, affinché tali potenzialità si possano attuare al meglio. Si accompagnerà il bambino a sviluppare sempre armonicamente l’attività delle mani, del cuore e della mente. Proprio su questo equilibrio poggerà la sua capacità futura di divenire un uomo libero, fiducioso in se stesso e in grado di contribuire allo sviluppo della comunità umana. Se il mondo di domani potrà essere un luogo in cui la pace, i diritti umani, la democrazia, la tolleranza, la multiculturalità avranno maggior spazio di oggi dipenderà in massima parte dall’educazione, ed è proprio agli aspetti sociali che l’educazione Waldorf dedica una particolare attenzione. E’ così che nelle Scuole Waldorf si cerca di coltivare nei ragazzi con predisposizioni diverse la capacità di trovare il giusto equilibrio nella propria vita: il temperamento leggero e incostante acquisirà la necessaria profondità e riflessività, quello lento e pigro un maggiore slancio. Ci si rivolge al bambino dedicando pari attenzione sia alla maturazione individuale sia a quella sociale. Questo avviene, per esempio, attraverso l’esperienza del ritmo, con l’alternarsi giornaliero di attività pratiche, creative e che stimolano l’ingegno e attraverso le celebrazioni legate alle festività dell’anno. Viene riconosciuta pari dignità alle materie intellettuali, artistiche e manuali, con la consapevolezza che dita abili producono agilità di pensiero. Alle discipline tradizionali si aggiungono due lingue straniere fin dalla prima classe, arti visive e musicali, lavori manuali, disegno di forme, giardinaggio, euritmia e ginnastica Bothmer. Gli allievi sono stimolati ad esprimere le loro abilità traendone soddisfazione personale e ad interessarsi anche a quelle dei compagni, rendendo viva l’esperienza di armonia del gruppo in classe. La competitività non è sollecitata attraverso voti o giudizi schematici, ma si osservano e si descrivono talenti e debolezze degli allievi attraverso un linguaggio poetico che stimola al superamento delle difficoltà o evidenzia le positività. Da tutto questo il bambino impara a stare e a fare insieme con gli altri, con la forza che nasce dall’aver sviluppato ed esercitato una concreta sensibilità al sociale. Per sua natura il bambino nutre sentimenti di stupore, di venerazione e di profondo rispetto, che permettono l’accesso a ciò che l’uomo può percepire come divino. La civiltà contemporanea occidentale affonda invece le sue radici nella scienza materialistica; è perciò necessario trovare un nuovo approccio per riportare alla giusta dimensione il senso di religiosità. Nelle Scuole Waldorf la religiosità, innata in ogni bambino, viene rispettata e coltivata attraverso una particolare cura di quei sentimenti di stupore, venerazione e rispetto. Così il bambino impara a sentirsi parte dell’universo. Detto questo, si può notare quanto nei Quattro pilastri dell’educazione indicati da Jacques Delors, nel suo rapporto del 1997 per l’Unesco, si riconoscano i principi delta pedagogia Waldorf, nata nel 1919:   IMPARARE A VIVERE INSIEME. IMPARARE A CONOSCERE. IMPARARE A FARE. IMPARARE A ESSERE.
 

5 commenti su “LA PEDAGOGIA WALDORF-STEINERIANA”

  • Tutte belle parole … quanto poi a metterle in pratica, ce ne vuole. Io ho due figli grandi che fin dalla scuola dell’infanzia hanno imparato una sola cosa: odiare la scuola. Poi, alle elementari hanno imparato ad odiare anche le maestre e, infine, alle medie hanno definitivamente odiato lo studio. Taccio sul resto che è meglio.

    Certo, la responsabilità è anche dei genitori ma quando non c’è assolutamente nessuna collaborazione da parte degli insegnanti -specie perché io stessa lo sono- la famiglia può proporre modelli, stimoli e motivazioni, ma è uno sforzo inutile.

    Forse sono stata sfortunata io, forse sono stata un’incapace, non so. Ma l’amarezza rimane e la delusione non si può superare facilmente perché laddove finisce, inizia il rammarico.

    Fai un salto da me se ti va:
    http://mammadelusa.wordpress.com/

    • Ho fatto un salto e ti dico che le delusioni fanno parte dell’essere umano, di quanto uno abbia posto le proprie aspettative negli altri, dell’immagine che abbiamo di noi stessi, e altro… insomma un bel guazzabuglio! Anche io non ne sono esente dalla delusione, e come mamma ne ho vissute tante! Però ad un certo punto ho deciso di cambiare rotta: quella sofferenza stava rosicchiando la mia vita, non mi permetteva di essere felice, e stava rovinando anche la vita dei miei figli. Bè, io ho deciso di cambiare… a modo mio!
      Ti auguro di guardare un giorno con distacco quello che ti fa star male!

  • Grazie, Rossella, per essere passata da me.
    Anch’io, anni fa, avevo deciso di cambiare. Ero riuscita a trovare un equilibrio, solo che lo scorso anno è successo qualcosa, che ovviamente riguarda uno dei miei figli, che mi ha fatto ricadere nella delusione. Spero di ritrovare quella strada un domani, chissà.

    Ciao.
    Mammadelusa

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