E’ solo da pochi giorni che ho scoperto la figura del maestro Alberto Manzi sul blog di Paolo Beneventi. Chi lo conosce? Secondo me è stato messo nel dimenticatoio, come tutte le figure “profetiche” ed innovative che non si sono “allineate”.
Maestro, scrittore per bambini, autore di programmi televisivi per l’alfabetizzazione. Impegnato nel sociale, aveva una visione moderna dell’educazione.
Nel 1981 ebbe una sanzione disciplinare e la sospensione dello stipendio per quattro mesi perchè si rifiutò di bollare con un giudizio negativo i bambini in difficoltà, coniando una frase, che addirittura impresse su un timbro: “Fa quel che può, quel che non può non fa”.
Che ve ne pare? Per conoscerlo meglio vi propongo qualcosa dei suoi scritti… qui potete trovare anche altro materiale:
Che cosa significa “diritto all’istruzione”? Offrire conoscenze che aiutano a migliorare in qualche modo la nostra cultura e, di conseguenza, aiutano a migliorare l’umanità. Istruire per crescere, istruire per rendere, non dico uguali, ma migliori, dove ogni individuo raggiunge piu’, molto piu’, dell’indispensabile. (…) Ci si limita a dare informazioni, ad istruire, rimanendo conformisti di fronte ad una cultura precostituita, non rispetta il diritto all’istruzione dell’individuo, dato che il sapere deve attivare l’intelligenza. L’intelligenza si sviluppa pensando. Educare a pensare non significa imporre contenuti; non significa dire “come deve fare”, ma significa porre un individuo in attività. Noi pensiamo tutte le volte che non abbiamo soluzioni pronte per superare una determinata difficoltà o risolvere un determinato problema. Educare a pensare significa rendere un individuo capace di reagire prontamente e obiettivamente di fronte all’imprevisto; abituarlo a saper vedere le cose, a saper ragionare sulle cose stimolandone la capacità di riflessione e di analisi, a saper connettere insieme aspetti di quel che sta osservando o di cui sta parlando, con parti di esperienze passate. (…) ma per educarlo a questo dobbiamo sviluppare il piu’ possibile la sua intelligenza. Non si nasce intelligenti: si diventa intelligenti. E l’intelligenza può essere sviluppata, e tutto confluisce allo sviluppo dell’intelligenza. Pensare non è apprendere delle cose particolari, ma è l’insieme dello sviluppo intellettivo. Educare a pensare significa anche creare una atmosfera intelligente dove crescere, un ambiente dove si realizzano situazioni favorevoli alla crescita intellettiva. Educare a pensare significa anche prevenire la necessità di un recupero. Se educhiamo in questo senso abbiamo veramente rispettato il diritto all’istruzione.