Uno degli articoli del mio blog più letti e commentati, dell’anno appena trascorso, è Riconoscere la Discalculia.
Tante, negli ultimi tempi, le richieste di aiuto di giovanissimi, a tal proposito, con storie disastrose, dove la convinzione di avere “qualcosa che non va” è fortissima, alimentata dalla scuola e, a volte, anche dai genitori.
Ma è possibile che è così difficile riconoscere la possibilità che un ragazzo che studia, si impegna, prende lezioni private, abbia delle difficoltà reali legate ad un Disturbo Specifico di Apprendimento?
C’è da fare un’altra considerazione: la didattica della matematica in Italia non è delle migliori. E questo è ancor più grave, per cui un numero altissimo di studenti ha difficoltà in matematica, pur non essendo discalculici.
Il professore Giacomo Stella spiega bene i sintomi della discalculia:
Essa si manifesta con la difficoltà di lettura e scrittura dei numeri, la difficoltà nel dare un significato al numero e nell’eseguire procedure di calcolo, la difficoltà di acquisire le tabelline e i calcoli a mente, la difficoltà di attribuire al segno algebrico le relative procedure di calcolo (cioè sommare se appare +, moltiplicare se appare x), la difficoltà di contare all’indietro. Ecco qualche esempio. Chi soffre di discalculia ritiene che “tre per otto” sia uguale a 38. Oppure scrive centouno così: 1001 (cioè trascrive il numero come lo sente pronunciare e non capisce i concetti di centinaia, decine, unità). «Ricordo il caso di una signora che lavorava in una boutique – dice il professore – che invece di scrivere sul cartellino di un capo di abbigliamento il prezzo reale di 754 euro, aveva scritto 570. E’ un esempio di discalculia procedurale che riguarda la capacità di leggere e scrivere i numeri e che può avere conseguenze pratiche importanti. E’ diversa dalla discalculia semantica che ha a che fare, per esempio, con l’apprezzamento della quantità numerica, con la capacità di contare avanti e indietro e di orientarsi nel tempo. Queste persone non distinguono i mesi, i giorni e le settimane».
Uno dei problemi legati alla didattica della matematica riguarda l’uso di strumenti che rendono concrete le operazioni di calcolo (ad esempio: l’abaco, la tabella Pitagorica…). Il professore Stella afferma anche che:
Del resto i cinesi “vincono” in matematica perché familiarizzano, da piccolissimi, con l’abaco che fornisce una rappresentazione concreta dei numeri. Nella scuola italiana, invece, si è optato per la rappresentazione mentale astratta del numero e, se la maggior parte della popolazione non ha problemi, alcuni individui, invece, ne sono penalizzati». Non usare certi strumenti si rivela alla fine una barriera architettonica per l’accesso al numero.
Libro consigliato per chi vuole approfondire: La discalculia e le difficoltà aritmetiche di Daniela Lucangeli.
Qual è l’esperienza dei vostri figli o, se siete docenti, la vostra esperienza diretta?