Ancora notizie riguardanti i punti di forza dei dislessici; arrivano, manco a dirsi, dall'America. Nulla di straordinariamente nuovo per me che nel mio libro Le Aquile sono nate per volare ho già illustrato questa caratteristica: la globalità della visione. Interessante è vedere come viene sfruttata questa caratteristica da un gruppo di dislessici:
Non tutti i bambini cominciano a parlare alla stessa età, si sa, ma noi logopedisti crediamo che sia importante monitorare il linguaggio infantile fin dalla primissima età. Per questo utilizziamo tutta una serie di supporti (test, questionari) che ci aiutano a raccogliere campioni di linguaggio e notizie utili, per capire come si sta sviluppando il linguaggio del bambino.
Il libro di Maryanne Wolf Proust e il Calamaro riporta ad ampio raggio tutte le ricercge degli ultimi anni sulla dislessia, anche quelli comparativi interlinguistici, cioè comparando lingue diverse. Molto interessante sono le conclusioni riguardo a come gli aspetti salienti di un sistema di scrittura influiscano sulla dislessia.
Le ultime ricerche ci hanno confermato che il cervello dei neonati è prodigiosamente predisposto per il linguaggio; proprio per questo è importante, però, sapere anche quali siano gli stimoli giusti.
La prima cosa, la più importante, è parlare con il neonato (come spiega Tracy Hogg nel suo libro Il linguaggio segreto dei neonati), come faremmo con bambini più grandi, per spiegare quello che stiamo per fare: “Adesso la mamma ti prende in collo per andare a fare il bagnetto”, “Contiamo fino a tre e poi ti prendo in collo”, “Ci prepariamo per uscire” e così via. Gli studiosi pensano che i bambini siano abituati al suono della voce della mamma fin dal pancione e che serva loro più tempo, dopo la nascita, per riconoscere e scegliere la voce del papà.
Un'interessante ricerca condotta dal Wellcome Trust Institute e pubblicata sulla rivista Proceedings della Royal Society B rivela che il nostro cervello è influenzato dalle relazioni sociali sviluppate online, stabilendosi così un rapporto tra materia grigia del cervello, il tessuto cerebrale dove sono concentrati i neuroni, e il numero di amici accumulati sui social network come Facebook.
Le ricerche per comprendere meglio cosa c'è dietro la dislessia in America sono all'ordine del giorno. L'ultimo studio è stato pubblicato sulla rivista Neuron. Ad essere nuovamente al centro dell'attenzione è il cervelletto.