Quante volte mi sono chiesta che senso avesse bocciare un ragazzo in difficoltà, dislessico o no. O meglio: ribocciarlo! Nel periodo estivo mi rifaccio sempre le stesse domande quando vengo a conoscenza, tramite i miei pazienti, di situazioni in cui la scuola ha grosse responsabilità sull'insuccesso di questi ragazzi e si nasconde dietro valutazioni asettiche: Il ragazzo non ha raggiunto gli obiettivi... Ma possibile che gli obiettivi debbano essere rigidamente stabiliti a priori, senza considerare il punto di partenza dello studente, le sue peculiarità di apprendimento, la sua storia personale?
Mentre continuano a girarmi queste e altre domande, leggo l'interessante articolo sul blog amico Dislessia? Io ti conosco dal titolo Il "6 dislessico".
Sulla rivista online La vita scolastica scrive la dottoressa Adriana Molin, psicologa specializzata in Disturbi di apprendimento. Fa parte del Gruppo MT condotto dal prof. Cornoldi dell'Università di Padova ed è autrice di diversi materiali e contributi alla ricerca in campo educativo.
L'ultimo suo articolo sulla rivista in questione si intitola La prima strategia per imparare: approfittare del lavoro in classe, di cui riporto uno stralcio:
Oggi vi riporto un'altra riflessione del sacerdote Carlo Sacchetti, pubblicata sul sito della sua parrocchia:
"Mi convinco sempre di più che la via dell’uomo passa attraverso la meraviglia.
Pablo Casals violoncellista, compositore e direttore d’orchestra spagnolo affermava: «Siamo capaci di insegnare nelle scuole ai nostri figli qual è la loro vera natura? Dovremmo dire a ciascuno di loro: Lo sai che cosa sei? Sei una meraviglia, sei unico, in tutto il mondo non c’è un altro bambino come te. Nei milioni di anni che sono passati non c’è mai stato un altro bambino come te. E guarda com’è meraviglioso il tuo corpo: le tue gambe, le tue braccia, le tue agili dita, i tuoi movimenti! Forse diventerai un Shakespeare, un Michelangelo, un Beethoven. Sei in grado di fare qualsiasi cosa. Sì, sei una meraviglia. E quando sarai grande, vorresti forse fare del male a un altro che, come te, è una meraviglia?»
Sapevate che nelle scuole Waldorf il sesto anno di vita lo si chiama l’anno del Re? L'ho scoperto nel blog Il mondo di Ru. E' il periodo dei sei anni, che corrisponde, quindi, all'ingresso alla scuola elementare. Una visione che fa del bambino seienne un principe anzi, no, un Re!
Dalle recenti ricerche scientifiche un approccio che può servire in campo pedagocio: quello delle scienze bioeducative. Come si legge nel sito Scienze Bioeducative a scuola "Le scienze bioeducative sono un campo di ricerca pedagogico che sviluppa l’educabilità, cioè quanto e come è possibile educare, nella formazione della mente. La mente è studiata in relazione al cervello, all’organismo e all’ambiente contestuale, sociale e culturale.
A propsito di alfabeti visivi , vi piace questo? Con le mani, o meglio, con le pieghe delle mani...