KIKKERVILLE della Casa Editrice Uovonero è un gioco speciale. Si impara a vincere (o a perdere) insieme, collaborando con gli altri giocatori. Pensato per bambini con la Sindrome di Asperger e con altre difficoltà, è adatto a tutti quelli che vogliono imparare a giocare in compagnia: rispettare le regole, osservare il proprio turno e comunicare con gli altri sono alcuni dei compiti che permetteranno ai giocatori di collaborare per raggiungere uno scopo comune (sconfiggere la strega che li ha trasformati in ranocchie).
Voglio raccontarvi di insegnanti che funzionano, di una scuola che funziona. La scuola che funziona è un network, fondato da Gianni Marconato, che unisce un bel gruppo di insegnanti che ragionano, si scambiano esperienze, che hanno voglia di mettersi in gioco. E' loro la creazione del “manifesto degli insegnanti”.
Vi avevo parlato di Maryanne Wolf e del suo interessantissimo libro: Proust e il Calamaro. Storia e Scienza del cervelo che legge. Un testo da assaporare, che va dal teorico al pratico. E' da qui che prendo un esempio di quello che in inglese chiamano "blending", quello che noi chiamiamo sintetizzazione fonemica, quell'operazione che permette al bambino di passare a leggere dal singolo suono, alla parola in modo scorrevole. Il blending si sviluppa nel tempo con la pratica, soprattutto del leggere e del rileggere.
Eccoci arrivati alla Famiglia nelle Linee Guida della legge 170. Che ruolo ha? Da quanto si legge, anche la famiglia viene posta in primo piano, come è giusto che sia. E' da auspicare che queste semplici direttive spronino la scuola e la famiglia al confronto e al dialogo, per il bene dei ragazzi dislessici!
Parlare di linguaggio infantile significa soprattutto attenzione verso lo sviluppo delle abilità di interazione sociale, che vengono stimolate dall'ambiente circostante. Queste abilità trovano le loro radici nei primissimi mesi di vita del bambino, nel rapporto che si crea con la mamma o con chi lo accudisce.
Le ultime ricerche ci hanno confermato che il cervello dei neonati è prodigiosamente predisposto per il linguaggio; proprio per questo è importante, però, sapere anche quali siano gli stimoli giusti.
La prima cosa, la più importante, è parlare con il neonato (come spiega Tracy Hogg nel suo libro Il linguaggio segreto dei neonati), come faremmo con bambini più grandi, per spiegare quello che stiamo per fare: “Adesso la mamma ti prende in collo per andare a fare il bagnetto”, “Contiamo fino a tre e poi ti prendo in collo”, “Ci prepariamo per uscire” e così via. Gli studiosi pensano che i bambini siano abituati al suono della voce della mamma fin dal pancione e che serva loro più tempo, dopo la nascita, per riconoscere e scegliere la voce del papà.