Stanislas Dehaene, professore al Collège di Francia e direttore del Centro di Neuro-Imaging Cognitivo, ha appena pubblicato I neuroni della lettura (Raffaello Cortina Editore), che spiega come il cervello legge a colori, e come si impara e si disimpara a farlo. “Leggere come si sa è un’invenzione del cervello, il risultato di un processo evolutivo enorme. Non è detto che anche questa perdita, se ci sarà, non sia un passaggio evolutivo.
Ma non dobbiamo dimenticare che il cervello è plastico, soprattutto fino ai 5 anni: ogni esperienza che facciamo lo cambia”, dice. “Un bambino che va all’asilo quando esce dalla scuola non ha più lo stesso cervello, questo è un fatto. Per questo la sovrastimolazione è preoccupante. Leggere migliora il linguaggio parlato, raffina i pensieri e ci permette di comprendere anche cose complesse. Usate il computer con prudenza. E non dimenticate però che i bambini amano giocare anche con cose più semplici come le biglie”.
Silvia Andreassi, psicologa dell’Università La Sapienza di Roma e psicoanalista dei bambini della A.i.p.p.i. condivide la semplicità delle biglie: “Il cervello ha anche bisogno di affetto: non è possibile separare la vita affettiva da quella cognitiva. Spostare il ragionamento sulla vita digitale o non digitale crea un finto rapporto di causa-effetto. Non credo che il problema possa essere l’abuso di chat o di videogiochi, piuttosto è vero che la velocità nel passare da una cosa all’altra e l’eccesso di comunicazione non abitua i bambini alla frustrazione. Tutto è sempre aperto, anche la via di fuga. Ma anche la frustrazione ha una dimensione affettiva. Oggi invece anche i genitori impediscono la noia, è vietato annoiarsi, e la cosa più grave che noto è che non si lascia ai bambini uno spazio libero, di autonomia. Nemmeno nei giochi. Per cui tutto arriva, e ci si abitua a questo: i bambini vengono “passivizzati” e invasi. Magari sì, usano il computer, chattano e scaricano: ma non sono più capaci di andare in bicicletta da soli”, osserva.
Bruno Bettelheim, che di Facebook e computer non sapeva nulla, si raccomandava di leggere le favole ai bambini, favole di melograni e pozzi che già prima della nascita della Rete erano state abbandonate al monopolio della Disney: leggerle (e comprenderle) potrebbe essere un antidoto al pensiero zapping. “Quale che possa essere un’esperienza, coinvolge sempre tutti gli aspetti della personalità”, scriveva Bettelheim. “E la personalità totale, per essere capace di affrontare la vita, ha bisogno anche di una ricca fantasia”. C.M.C.
2 Comments
Manolo
Per quanto io sia un video dipendente 🙂
concordo pienamente che le favole ai bambini sono molto meglio del PC ( o della televisione, ma questa andrebbe tolta anche agli adulti).
mi ricordo ancora le favole che mi raccontava mio papa 30 e passa anni fa, mentre non ricordo nemmeno com’è l’mp3 che ho appena scaricato.
Buttare via e selezionare a priori le informazioni… poca roba, comprata con giudizio !
E’ da un po di anni che sono per la “Pulizia” mentale e l’alleggerire il più possibile…con questa idea ho iniziato il mio blog, sono contento che altri la pensino come me !
m
ps aiuto sto parlando da vecchio 🙂
rossellagrenci
.. o da saggio 🙂