Il gioco infantile è un’attività fondamentale per un armonico sviluppo, poiché attraverso il gioco, il bambino, anche molto piccolo, indaga, studia, scopre ed entra in contatto con il mondo che lo circonda.
Quando si è in contatto con bambini molto piccoli, i modi di comunicare cambiano rispetto ai normali modi di comunicazione tra adulti, infatti l’obiettivo di comunicare una serie di messaggi importanti, ci induce ad utilizzare toni di voce, gesti e sguardi particolari, finalizzati a catturare l’attenzione del bambino.
Quando si è in contatto con bambini molto piccoli, i modi di comunicare cambiano rispetto ai normali modi di comunicazione tra adulti, infatti l’obiettivo di comunicare una serie di messaggi importanti, ci induce ad utilizzare toni di voce, gesti e sguardi particolari, finalizzati a catturare l’attenzione del bambino.
Spesso, una delle caratteristiche, in queste particolari modalità di comunicazione, è la verbalizzazione ritmica delle parole, delle quali non ha tanto importanza il significato (pare che queste siano incomprensibili per un bambino molto piccolo, ma noi non ci stupiremo se così non fosse), quanto il ritmo e l’affettività che ne contengono e trasmettono.
La filastrocca è il risultato della somma di rima e ritmo: e nel piccolo mondo del bambino il ritmo è dappertutto; è nel giorno e nella notte, nell’alternarsi delle stagioni, nella comunicazione fatta di sguardi e gorgheggi con la mamma, nei battiti del cuore, è nella melodia della ninna nanna, è nel dondolio che lo culla, è nel battito delle manine.
La ripetizione ritmica, il suono delle parole, così come la ripetizione delle filastrocche, sono i primi passi per la costruzione di un rapporto di comunicazione.
Parlare delle prime filastrocche giocate con i bambini, significa parlare di un fitto intrecciarsi di rapporti, di contatti, di scambi, che si costruiscono sempre uguali ma sempre profondamente diversi poiché, pur usando le stesse parole e gli stessi gesti della medesima filastrocca, cambiano le mille sfumature degli sguardi, del tono della voce e del ritmo del corpo, che fanno di ogni singola filastrocca “qualcosa di assolutamente personale e privato”, in un contesto in cui il contatto affettivo ne è, indubbiamente, l’elemento più importante.
Le filastrocche sono proprio come Rodari amava definirle, dei veri giocattoli, che adempiono a tutte le funzioni di un buon giocattolo, non solo quelle affettive e cognitive, ma anche quelle di divertire, di far ridere, di cogliere il lato umoristico, nel saltellare e ripetersi di rime che sembrano assurde e senza senso per la logica adulta, ma che sono così care a quella del bambino. E allora perché non giocare con le parole? Le parole danno un significato a tutto, dunque giocare con esse, manipolarle, spostarle o metterle in fila, dando loro un ritmo, come fossero i vagoni di un trenino, costituisce un passaggio fondamentale che porterà il bambino dal mondo degli oggetti a quello dei concetti.
La filastrocca, quindi, rappresenta un’importante e complessa esperienza nello sviluppo armonico infantile.
La filastrocca è il risultato della somma di rima e ritmo: e nel piccolo mondo del bambino il ritmo è dappertutto; è nel giorno e nella notte, nell’alternarsi delle stagioni, nella comunicazione fatta di sguardi e gorgheggi con la mamma, nei battiti del cuore, è nella melodia della ninna nanna, è nel dondolio che lo culla, è nel battito delle manine.
La ripetizione ritmica, il suono delle parole, così come la ripetizione delle filastrocche, sono i primi passi per la costruzione di un rapporto di comunicazione.
Parlare delle prime filastrocche giocate con i bambini, significa parlare di un fitto intrecciarsi di rapporti, di contatti, di scambi, che si costruiscono sempre uguali ma sempre profondamente diversi poiché, pur usando le stesse parole e gli stessi gesti della medesima filastrocca, cambiano le mille sfumature degli sguardi, del tono della voce e del ritmo del corpo, che fanno di ogni singola filastrocca “qualcosa di assolutamente personale e privato”, in un contesto in cui il contatto affettivo ne è, indubbiamente, l’elemento più importante.
Le filastrocche sono proprio come Rodari amava definirle, dei veri giocattoli, che adempiono a tutte le funzioni di un buon giocattolo, non solo quelle affettive e cognitive, ma anche quelle di divertire, di far ridere, di cogliere il lato umoristico, nel saltellare e ripetersi di rime che sembrano assurde e senza senso per la logica adulta, ma che sono così care a quella del bambino. E allora perché non giocare con le parole? Le parole danno un significato a tutto, dunque giocare con esse, manipolarle, spostarle o metterle in fila, dando loro un ritmo, come fossero i vagoni di un trenino, costituisce un passaggio fondamentale che porterà il bambino dal mondo degli oggetti a quello dei concetti.
La filastrocca, quindi, rappresenta un’importante e complessa esperienza nello sviluppo armonico infantile.
Il bambino, così facendo, diventerà protagonista di un doppio e simultaneo processo:
– di individualizzazione come emergere del sè,
– di socializzazione come partecipe elemento in un gruppo di suoi pari.
Ricche di saggezza antica, le filastrocche da giocare, portano con sé le memorie di gesti e affetti che si sono ripetuti nel tempo, facilitano l’interazione con l’adulto e con la realtà; aderendo in pieno alle necessità del bambino, diventano importanti mezzi di comunicazione, di contatto, di espressione e di affetto.
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