Cosa accade agli universitari dislessici dal punto di vista del vissuto?
Una ricerca italiana del 2016 su un gruppo di giovani universitari dislessici, comparato ad uno di controllo, ha mostrato come soggetti dislessici sperimentano livelli più elevati di disturbi somatici, problemi sociali e di attenzione, minore autostima e punteggi di depressione più elevati rispetto al gruppo di controllo, mentre non è emersa alcuna differenza tra i punteggi di resilienza dei due gruppi.
A sostegno dell’importanza della diagnosi precoce è una precedente ricerca della stessa università (Padova), in cui è emerso che queste problematiche non esistevano laddove c’era stata la presenza di una diagnosi precoce, interventi scolastici per il recupero delle abilità nella scuola primaria o secondaria e, infine, la presenza di un tutor scolastico. Probabilmente questi fattori hanno fatto sì che i soggetti provassero comunque, nella loro esperienza scolastica, un sostegno che li ha portati a vivere meno il senso di frustrazione e di fallimento, sviluppando un’immagine di sé competente, limitando così lo sviluppo di problematiche ansioso-depressive. Questo porta a sottolineare come la presenza di fattori di protezione quali la presenza di diagnosi, il supporto della scuola e di un tutor possano attenuare lo sviluppo di problematiche sintomatologiche gravi e persistenti.
Queste ricerche sono esposte nel mio libro La dislessia. Dalla scuola al lavoro nel terzo millennio
Se sei un/a universitario/a e hai dei dubbi sulla legge 170 applicata nelle università ti consiglio di leggere questo articolo pubblicato dall’Associazione Italiana Dislessia.