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SCUOLA E APPRENDIMENTO: L’ESEMPIO DELLA FINLANDIA

484072-391fb02a-d1c4-11e4-b8cc-103b9fcc00b7 Con questo articolo partecipo al blogstorming di Genitori crescono riguardo al tema del mese: imparare ad apprendere. Pubblico uno stralcio del nuovo libro Le Aquile sono nate per volare in cui parlo della scuola più in generale e del fatto che si sente forte la necessità di un cambiamento, così come è accaduto in Finlandia. Questo Paese fino a sessant’anni fa era poverissimo e il livello medio d’istruzione della popolazione era basso: metà della popolazione aveva solo una licenza di scuola primaria. Adesso la Finlandia ha un sistema scolastico invidiato e studiato da tutti. Perché? Perché uno dei punti di forza è stato quello di essere andati fuori dai sentieri battuti, come spiega anche una ricerca di Välijärvi e colleghi (2002).

La Finlandia ha adottato l’ARM, acronimo di «Alternative Research Movement». L’ARM è contraddistinto da pochi standard nazionali e da molta libertà lasciata alle scuole per trovare le soluzioni adatte a non lasciare indietro nessuno. Tutte le materie contano e non solo la lettura, la matematica e le scienze. Gli insegnanti sono invitati a assumersi rischi, a inventare metodi nuovi d’insegnamento, a sperimentarli e gli studenti sono sollecitati a cercare le modalità d’apprendimento che convengono a ognuno, perché ognuno impara a modo proprio. Non esiste un modo unico e stereotipato per apprendere. La scuola deve riconoscere questa varietà e gli insegnanti sono formati per farlo. Infine nell’ARM non si pilota la scuola con i test, ma con la fiducia, con la cultura della responsabilità degli insegnanti che giudicano in modo professionale i loro studenti e i loro progressi. Se poi si vuole fare un passo avanti, pensiamo al lavoro che faranno i nostri figli o nipoti fra dieci anni: il 65% dei ragazzi che sono oggi a scuola, infatti, farà un mestiere che non è stato ancora inventato! Accanto all’ingegnere, all’avvocato, al medico, al programmatore coesisteranno mestieri talmente nuovi che non si possono ancora immaginare. Quello che ci dicono alcuni ricercatori è che alcuni lavoratori saranno esclusi a discapito di altri. Non basterà più la laurea, in sostanza, ma diventerà decisiva la capacità di usare e trasmettere le conoscenze possedute (pag 159-160).

 

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