Una notizia freschissima: presto partirà una ricerca promossa dall’Irccs Medea, Associazione La Nostra Famiglia di Bosisio Parini, per riconoscere già dai sei mesi di vita i disturbi della comunicazione come la dislessia o l’autismo. I neonati “reclutati” già dal pancione sono 50, quindi 50 mamme con i loro futuri figli.
Interessato al progetto anche il dottor Paavo Leppanen dell’università finlandese di Jyvaskyla, responsabile del primo studio longitudinale europeo su neonati a rischio per dislessia evolutiva, che si confronterà con i colleghi lombardi proprio oggi 12 settembre.
I ricercatori del Medea cercheranno di intercettare in fase ultraprecoce i campanelli d’allarme “spia” di futuri problemi di comunicazione, analizzando le capacità di orientamento spaziale e di elaborazione dei suoni dei piccoli, e tenendo conto anche di fattori genetici e ambientali. «Gli studi più recenti – spiegano gli esperti in una nota – mostrano che le abilità di elaborazione acustica e di orientamento dell’attenzione nello spazio, anche in bambini molto piccoli, sono indicative delle successive capacità di comunicazione, di linguaggio e di lettura». «In particolare – prosegue la nota – un numero crescente di evidenze sperimentali ha dimostrato che i bambini con dislessia hanno difficoltà nell’elaborazione di alcune caratteristiche dei suoni, come ampiezza, frequenza e durata. Nel laboratorio della Rutgers University americana, dove si sono formati i ricercatori del Medea che condurranno la ricerca, queste anomalie sono state individuate anche in neonati a rischio familiare per questi disturbi e sono risultate predittive delle abilità linguistiche in età prescolare e delle abilità di lettura in età scolare».