Le ricerche per comprendere meglio cosa c’è dietro la dislessia in America sono all’ordine del giorno. L’ultimo studio è stato pubblicato sulla rivista Neuron. Ad essere nuovamente al centro dell’attenzione è il cervelletto.
Lo studio, effettuato presso il Steven & Alexandra Cohen Children’s Medical Center di New York, in New Hyde Park, parte dalla rilevazione di alcuni studi di imaging che avevano mostrato come accadevano delle anomalie della elaborazione dei suoni nel cervello dei bambini affetti, in particolare nell’elaborazione dei suoni brevi. Questo studio “di partenza”, effettuato a Parigi, si era concentrato sul fenomeno del “campionamento”, cioè come il cervello risponde inizialmente ai suoni, in particolare ai fonemi, parti fondamentali del suono delle parole.
Partendo da qui, i ricercatori americani hanno notato come le persone affette da dislessia, confrontate con il gruppo di controllo di persone sane, mostravano delle anomalie nella corteccia uditiva sinistra del cervello, la quale reagisce in modo considerato “eccessivo” ai fonemi e ai ritmi con frequenza alta. Questo meccanismo interferisce con la memoria verbale e nel linguaggio.Questi problemi potrebbero essere collegati al cervelletto.
Pur tuttavia voglio sottolineare che questi ed altri studi sono utili per capire i meccanismi che stanno dietro alle difficoltà incontrate dal dislessico, non a sancire una malattia e, quindi, una cura, ma a comprendere meglio quali strade usare per facilitare l’accesso alla lettura e alla scrittura.
2 Comments
Maria
Però fino a quando si legge di gruppo di controllo di persone “sane”
e dislessici è difficile non pensare alla dislessia come una malattia…
admin
Ciao Maria, hai ragione, ma lasciamo passare queste cose almeno ai giornalisti. Naturalmente sarebbe più corretto dire “normolettori” più che persone sane, perchè è questa la carattersitica che li differenzia dai dislessici.
Grazie per averlo fatto notare!