Due libri, uno di Maria Montessori, l’altro a lei ispirato: Educare alla libertà e Libertà e amore (con un assaggio di lettura qui).
Quello montessoriano non è solo un metodo educativo, è molto di più: è un modo di guardare il mondo e le creature che lo abitano con gentilezza e amore, nella consapevolezza che siamo tutti parte della stessa grande ragnatela…
Riporto un brano tratto dal libro di Maria Montessori Educare alla libertà:
Certamente nel nostro sistema abbiamo un concetto diverso della disciplina; se la disciplina è fondata sulla libertà, anch’essa deve necessariamente essere attiva. Non è detto che sia disciplinato solo un individuo che sia stato reso artificialmente silenzioso come un muto e immobile come un paralitico. Quello è un individuo annientato, non disciplinato. Noi definiamo disciplinato un individuo che è padrone di se stesso quindi può disporre di sé quando occorra seguire una regola di vita. Tale concetto di disciplina attiva non è facile né da comprendere né da ottenere, ma certo contiene un alto principio educativo, ben diverso dalla coercizione assoluta e indiscussa alla immobilità. E’ necessaria alla maestra una tecnica speciale per condurre il fanciullo su tale via di disciplina, lungo la quale egli dovrà poi camminare tutta la vita avanzando indefinitamente verso la perfezione. Come il bambino, allorché impara a muoversi anziché stare fermo, si prepara non alla scuola, ma alla vita, divenendo un individuo corretto per abitudine e per pratica anche nelle sue manifestazioni sociali consuete, così si abitua ora a una disciplina non limitata all’ambiente della scuola, ma estesa alla società. La libertà del bambino deve avere come limite l’interesse collettivo e come forma ciò che noi chiamiamo educazione delle maniere e degli atti. Dobbiamo quindi impedire al fanciullo tutto quanto può offendere o nuocere agli altri o quanto ha significato di atto indecoroso o sgarbato. Ma tutto il resto, ogni manifestazione avente uno scopo utile, qualunque essa sia e sotto qualsiasi forma esplicata, deve essergli non solo permessa, ma deve venire osservata dal maestro. Ecco il punto essenziale. Dalla preparazione scientifica il maestro dovrebbe acquisire non solo la capacità, ma anche l’interesse a diventare un osservatore dei fenomeni naturali. Egli nel nostro sistema dovrà essere più passivo che attivo; e la sua pazienza sarà composta di ansiosa curiosità scientifica e di rispetto assoluto verso il fenomeno che vuole osservare. Bisogna che il maestro intenda e senta la sua posizione di osservatore: l’attività deve stare nel fenomeno. (…)