Il cervello dei neonati è prodigioso! Lo sanno bene i ricercatori, in particolare Patricia Kuhl, co-direttore dell'Istituto per il Cervello e Scienze della formazione presso l'Università di Washington.
Una notizia degli ultimi giorni molto interessante riguarda il cervello dei neonati. La dottoressa Daniela Perani, che ha coordinato un gruppo di scienziati dell'università Vita-Salute San Raffaele di Milano, è riuscita a fotografare una "rete" di connessioni predisposte per il linguaggio.
Parlare di linguaggio infantile significa soprattutto attenzione verso lo sviluppo delle abilità di interazione sociale, che vengono stimolate dall'ambiente circostante. Queste abilità trovano le loro radici nei primissimi mesi di vita del bambino, nel rapporto che si crea con la mamma o con chi lo accudisce.
Le ultime ricerche ci hanno confermato che il cervello dei neonati è prodigiosamente predisposto per il linguaggio; proprio per questo è importante, però, sapere anche quali siano gli stimoli giusti.
La prima cosa, la più importante, è parlare con il neonato (come spiega Tracy Hogg nel suo libro Il linguaggio segreto dei neonati), come faremmo con bambini più grandi, per spiegare quello che stiamo per fare: “Adesso la mamma ti prende in collo per andare a fare il bagnetto”, “Contiamo fino a tre e poi ti prendo in collo”, “Ci prepariamo per uscire” e così via. Gli studiosi pensano che i bambini siano abituati al suono della voce della mamma fin dal pancione e che serva loro più tempo, dopo la nascita, per riconoscere e scegliere la voce del papà.
Quando parliamo di Disturbo Specifico di Apprendimento ci riferiamo, appunto, all'apprendimento scolastico: lettura, scrittura, calcolo e tutto ciò che ne è implicato: abilità linguistiche, abilità meta-fonologiche, abilità visuo-spaziali, memoria, attenzione.
L'apprendimento è un processo complesso e non si tratta solo di imparare un codice come la lettura e la scrittura.
Sottolineo questo perché ho letto in…
Una notizia freschissima: presto partirà una ricerca promossa dall'Irccs Medea, Associazione La Nostra Famiglia di Bosisio Parini, per riconoscere già dai sei mesi di vita i disturbi della comunicazione come la dislessia o l’autismo. I neonati “reclutati” già dal pancione sono 50, quindi 50 mamme con i loro futuri figli.
Interessato al progetto anche il dottor Paavo Leppanen…